lunedì 10 settembre 2012

Un paio di riflessioni

Carissimi lettori, oggi mi va di fare una riflessione su quanto i nomi possano sfogare i nostri più profondi preconcetti, che nemmeno un'esperienza diretta delle cose che portano quei nomi può far regredire. Mi è capitato di divulgare la mia iniziativa legata al folk con una e-mail ad un'associazione di salentini dai quali mi sono sentita rispondere che loro vogliono divulgare il passato e la pizzica nel passato aveva un ruolo secondario mentre, secondo loro, nel mio canale avrebbe un ruolo primario. Voglio quindi tentare di chiarire una volta per tutte, spero di non doverci più tornare né qui né in qualsivoglia altra sede, il perché della scelta del nome "Pizzica e dintorni". La pizzica, lo si voglia o no, è il ballo più rappresentativo di tutta la tradizione centromeridionale italiana, tra quelli di origine propriamente contadina. Questo nome quindi non poteva che far capire (avevo pensato io e tutt'ora lo penso) che il mio canale caparbiamente avrebbe emesso solo brani di tradizione contadina suonati del tutto o in prevalenza con strumenti contadini. Avevo pensato che si potesse capire un concetto così semplice, sarebbe poi ora che coloro che tutelano i patrimoni tradizionali non si dedicassero solo a tutelarli in contesto tradizionale, ma ne tutelassero la riproposta rispettosa, evitando magari eventi come Melpignano, che sinceramente con la musica popolare c'entra pochissimo. Difatti la Notte Della Taranta mi sembra diventata un "Sanremo dei proletari", dove chi è già famoso per altri motivi, magari anche nobili e di qualità, viene a farsi una passerella prendendo però in mano qualcosa che non gli appartiene. Io sinceramente non mi dedico ai puristi, ma nemmeno al pubblico della Notte (ma poi siamo sicuri che questa gente ami così tanto ed abbia così bisogno di questa musica contaminata?). aIo mi dedico a tutti coloro che si vanno a vedere i numerosi concerti che portano la musica popolare in giro per l'Italia e per il mondo, a tutti coloro che si vogliono divertire al suono degli strumenti tradizionali, con consapevolezza ma senza chiusure. Il mio canale quindi è per la non musealizzazione del folklore e per far capire a qualcuno che, forse, non tutto quello che si fa adesso è da condannare od esecrare, come non tutto quello che si faceva una volta è da ritenere buono solo perché antico. Scusate lo sfogo e se potete andate su www.pizzicaedintorni.it/radio.html e fatevi il viaggio.

1 commento:

  1. La sintesi della nostra risposta è parziale e scorretta. Non abbiamo scritto che vogliamo "divulgare il passato", affatto. Semplicemente a noi interessa tutelare il patrimonio culturale immateriale del Salento nella sua complessità, e nella sua complessità, la pizzica rappresenta solo una piccola parte della mole sterminata di canti popolari salentini. Accanto alla pizzica ci sono canti che rappresentano non solo il passato "arcaico" ma anche il presente, solo non vengono diffusi dall'attuale fenomeno di "marketing della pizzica" di cui molti gruppi di riproposta fanno parte, consapevolmente o inconsapevolmente.
    Inoltre teniamo a precisare che la pizzica non è "il ballo più rappresentativo di tutta la tradizione centromeridionale italiana". Dove mettiamo allora il saltarello? la tammurriata? E la tarantella calabrese? La pizzica ha solo avuto la fortuna (o la sfortuna, a seconda di come la si vuol vedere) di essere stata amplificata a tal punto da essere divenuta, oggi, una musica di moda. Ciò non c'entra nulla con il fenomeno di folk revival che si è sviluppato sin dagli anni '70. Quel fenomeno è diventato, per una serie di motivi, una moda e siccome la pizzica diverte e fa ballare, si è diffuso a macchia d'olio in tutta Italia. Ma tutto questo ha fatto perdere di vista la complessità della produzione musicale salentina. Il nostro intento è quello di creare consapevolezza e di mantenere la memoria, non di "divulgare il passato". I concetti sono molto diversi. Speriamo solo di essere stati chiari. Comunque siamo sempre disponibili a chiarire la nostra posizione in merito.
    Un caro saluto,
    Lo staff de La Putea
    www.laputea.com

    RispondiElimina