lunedì 8 febbraio 2010

Commento alla puntata del 08/02/10 di "Canzonenapoletana@rai.it

Carissimi lettori, in ritardoeccoci al commento alla terza puntata che "Canzonenapoletana@rai.it" dedica a Raffaele Ferraro-Correra.
Si inizia con un duetto intitolato "Donna Rafè overamente". Il brano, un pezzo tra il melodico ed il macchiettistico, è interpretato da Roberto Ciaramella ed Elvira Donnarumma.
E' un brano di cui, purtropop, capisco pochissimo il testo. Bellissima è la recitazione, tra il popolare ed il roboante, dei due interpreti.
Eccoci ad una tarantelluccia, intitolata "Maria bella" e musicata da Emanuele Nutile, cantata da Gennaro Pasquariello. E' un brano meravigliosamente malinconico-allegro, una di quelle tarantelle "dolci" e classiche, così tipiche della Napoli d'autore. Il brano è una serenata, quindi il ritmo della tarantella si stempera spesso con pause e rallentamenti, affinché il romanticismo del testo sia comprensibile.
Ed eccoci ad una bellissima canzone, allegra e dolce, intitolata "Riturnello". E' un inno alla primvera, scritto nel 1915. L'interprete è il tenore Giuseppe Godono, il testo lo capisco difficilmente, ma credo che si parli del fatto che l'amore sia una musica che porta allegria all'anima come un ritornello popolare. Nella terza entrata del ritornello, il tenore usa una grandissima potenza di voce, che porta questa piccola parte ad acquistare una liricità.
Ed eccoci ad una marcetta, scritta nelo stesso anno del brano precedente, dal titolo "Catena. L'interprete è un tenore aggraziato chiamato Oreste Ascoi. La canzone, effettivamente, prende le sembianze di una marcia solo in alcune parti molto specifiche, anche se il testo è completamente allegro, dedicato al potere che ha l'amore di incatdnare due cuori.
Mi sento di poter dire che tra le tre puntate, questa forse è la più interessante e bella, per le perle sconosciute che ci sta portando.
Ed eccoci ad una canzone del 1916 intitolata "Canta Marì", musicata da Enrico Cannio. E' un valzerino, nel quale si paragona l'amore ad una canzone, arrivando a dire che "chi nun sente ammore nun averria a cantà". L'interprete, notevole tenore ed interprete anche di "canzone di giacca" è Gabrè. Anche qui ci troviamo davanti a quei tipici brani pieni di pause e raffinatezze musicali.
Ed eccoci ad uno di quei brani binari, caratterizzati dalla costante presenza dell'intervallo di quarta aumetata. Non si pensi che il tempo di polka che caratterizza il brano, esima il cantore dal fare pause raffinate, che permettono a chi è veramente bravo, come Elvira Donnarumma che in questo caso la sta cantnado, di brillare ancora di più. Nel ritornello, è curiosa la seconda voce femminile, che rafforza le note della principale.
Siamo, ancora con un brano del 1917 intitolato "Destino" " e cantato da Giuseppe Godono, di fronte ad un hbrano molto classico, una bella romanza quasi lirica, caraterizzata dall'alternanza di accordi maggiori e minori, tra strofa e ritornello.
E si chiude rimanendo nell'atmosfera creata da questi valzerini lenti, con un brano interpretato da Raffaele Balsamo intitolato "Tutt'e Marie". La strofa è in tono minore e il ritornello è in modo misto. Potrebbe ricordare un brano quasi coevo intitolato "Connola senza mamma", ma questo è più allegro e leggero.
Come sempre chiedo scusa per la vaghezza di alcuni commenti, ma meglio non si può fare. Naturalmente vi do già l'appuntamento per il prossimo ciclo che, spero, sia dedicato a qualche autore un po' più recente o conosciuto.

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