domenica 31 gennaio 2010

Commento alla puntata del 30/01/10 di "canzonenapoletana@rai.it.

Carissimi lettori, come sempre la domenica vi regalo il commento alla corrispondente puntata di "canzonenapoletana@rai.it".
Come ricorderete il poeta di cui Paquito del bosco ci sta parlando è Raffaele Ferraro-Correra.
Si inizia con un brano spassosissimo, risalente al 1906, intitolato "Comm'o zuccaro". E' un valzerino lento, che Paquito del bosco ci sta facendo ascoltare dalla voce di una famosa sciantosa dell'epoca di cui non sono riuscita a memorizzare il nome. Il brano è una descrizione dell'amore tra le più spassose e chiare che si possano pensare. Si parla della dolcezza di questo sentimento, nonché della sua importanza fondamentale nella vita di ognuno di noi. La versione che si ascolta qui, lo avrete anche intuito, è in condizioni abbastanza brutte, ma per ascoltare questo brano si può ricorrere agevolmente a interpretazioni come quella di Sergio Bruni, con orchestra, o di Egisto Sarnelli, con bellissimo accompagnamento di chitarra.
Ed eccoci ad un brano interpretato da Francesco Daddi, bellissima voce tenorile che, purtroppo, però non si può godere in tutta la sua pienezza data la cattiva qualità di queste incisioni. Il brano, che ormai a centodue anni, ha un ritmo molto simile al precedente, ed è caratterizzato, altrettanto come il precedente, dalla schiettezza del tono maggiore.
Siamo con un brano del 1913, intitolato "Bandiera bella", a tempo di marcia ed interpretato da Mario Massa. Il cantante ha una bellissima voce tenorile, anche se non molto potente. Il testo, purtroppo, è incomprensibile per le solite ragioni, ossia per la scarsa qualità del sonoro.
Dello stesso anno è questa "Canta speranza" che stiamo ascoltando dalla voce di Giuseppe Godono. E' un brano tra i più poetici, malinconici e belli scritti da Ferraro-Correra. E' uno dei tantissimi brani caratterizzati dall'alternanza di strofe in minore e ritornelli in maggiore.
Si continua con una serenata intitolata "Comme si bbona" interpretata da Mario Massa. Dovrebbe essere una tarantella, caratterizzata però da quei rallentamenti, fra l'altro in una parte molto lunga di ogni strofa, che non ci permettono di farci prendere dal ritmo.
Eccoci ad una bella voce femminile, quella di Iole Baroni. Il brano che viene da lei cantato si intitola "Saie Marì", ed è risalente al 1913. E' un brano in tre quarti ed in tonalità maggiore, molto romantico, con quel velo leggero di malinconia a cui spesso la canzone napoletana si arrende.
La puntata si chiude con un brano interpretato da Giuseppe Godono intitolato "'A calamita mia". E' un brano in tre tempi, di ritmo lento. E' un brano di base allegro, ma l'allegria viene intiepidita da certi passaggi in minore che caratterizzano il ritornello. Il testo è una bellissima serenata. L'interpretazione è dolcissima e direi perfetta.
Chiedo ancora una volta scusa per la poca precisione che metto in questi commenti, ma vi giuro che non si può fare di meglio con matrici di questa qualità. Mi auguro, con questi commenti, di far capire che la canzone napoletana ha un mondo di brani che stanno morendo per scelte arbitrarie ed ingiuste, a cui i cantanti si dovrebbero ribellare ricantandoli.

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