domenica 10 gennaio 2010

Commento alla puntata del 10/01/10 di "Canzonenapoletana@rai.it

Carissimi lettori, eccoci all'appuntamento, ormai per me abituale, con la canzone napoletana e con la terza puntata del ciclo di "Canzonenapoletana@rai.it" dedicato a Michele Galdieri.
Si riprende dal punto in cui ci si era fermati domenica scorsa, cioè dall'lp che Ebe de Paolis, grande soprano dell'epoca, ha dedicato al poeta. Il brano, intitolato "Se parla male 'e Napule", è un affondo pacato ed ironico ma comunque forte, contro questa tendenza, che quindi c'era già allora, a dire che i problemi come gli scippi sono più comuni a Napoli, o più in generale al Sud del paese, mentre spesso sono nazionali se non globali. Musicalmente parlando è un valzerino lento, di quelli che forse costituiscono il tessuto musicale ideale per iversi sornioni e raffinati di Galdieri.
Ed eccoci a Teddy Reno, grande cantante triestino che però, con massima fedeltà, riusciva a cantare benissimo in lingua napoletana. Il brano che interpreta è uno di quelli caratterizzati dalle atmosfere latine che, al contrario di ciò che succede oggi, all'epoca venivano usate coscientemente ed in maniera filologicamente corretta, perché erano particolarmente congeniali alle voci tenorili o baritonali dell'epoca. Il brano, intitolato "Ammore mio perdoname" è una canzone dove un innamorato ritorna pentito dalla propria amata.
Ed ecco un vero e proprio pezzo di storia, un'esecuzione inedita da parte di Franco Ricci, grandissimo tenore di cui qui si è già spesso parlato, di "Ddoje lacreme", presentata al secondo festival della canzone napoletana.
Il brano, che parla di un allontanamento di due innamorati forse per emigrazione, in questa versione acquista una teatralità che fa veramente restare l'ascoltatore con un nodo in gola, facendo capire anche a chi non sa il napoletano che la storia finisce male perché chi doveva tornare non torna.
E' del 1955 questa bellissima "'E stelle 'e Napule" che permise di vincere a Michele Galdieri, anche grazie alle notevoli interpretazioni di Carla boni e Gino Latilla e Maria Paris, la terza edizione del Festival di Napoli. Il brano ha una fortissima struttura "aflamencada", ed è uno dei tanti di lode appassionata alla città. Da ricordare, oltre a questa versione originale di Maria Paris, sono quelle di Roberto Murolo, chitarra e voce e contenuta nella sua "Napoletana. Antologia cronologica della canzone partenopea", e quella di Claudio Villa, di grandiosa perfezione e dolcezza tenorile.
Ed eccoci di nuovo alle atmosfere latine, che questa volta servono da tappeto per le lamentele di un uomo che non si sente amato da una donna che si interessa solo delle vetrine luccicanti dei negozi. Il brano, intitolato "Nun si nata pe' ffà ammore", è interpretato da Achille Togliani, uno dei tanti cantanti non napoletani che hanno trovato spazio nell'infinito repertorio partenopeo.
Sempre avvolta da queste meravigliose atmosfere latine, interpretata divinamente da Nunzio Gallo, uno dei tanti tenori che negli anni Cinquanta rinunciò ad una promettente carriera lirica per dedicarsi alla canzone napoletana, arriva questa "Sul'isso t'o po' ddì". E' un brano dove un uomo, che non si sente ricambiato del proprio amore, si lamenta della situazione. Soprattutto per la parte iniziale del testo, dove si enumera ciò a cui si è rinunciato in nome dell'amore, il brano ricorda "Desiderio", un brano scritto pochi anni prima da Arturo Trusiano.
Ed eccoci alla conclusione del nostro viaggio, che finisce sulle note di "Comme all'ellera", brano interpretato da quella che fu la regina incontrastata della musica melodica italiana durante tutti gli anni Cinquanta, la bolognese Nilla Pizzi. Il brano, l'accostamento è inevitabile, ricorda la ben più conosciuta "L'edera" con cui la cantante si piazzerà al secondo posto, dietro il rivoluzionario "Volare", grido di libertà di Modugno, nel Sanremo 1958.
Il brano, dal punto di vista musicale, è caratterizzato da una forte ricchezza melodica, innestata su una segreta radice swing.
Spero che ormai abbiate preso l'abitudine di leggere questi resoconti napoletani, ma soprattutto mi auguro che qualche volta andiate ad arricchirvi a queste purissime sorgenti di musica.

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