sabato 28 novembre 2009

Fiorella Mannoia "Ho imparato a sognare" (r

Carissimi lettori, oggi riesco finalmente a recensire l'ultimo cd di Fiorella Mannoia, intitolato "Ho imparato a sognare", dove la cantante romana ha ripreso alcune canzoni che lei ha amato molto ma non sono state scritte pensando a lei.
Il brano che apre il cd è una canzone di Cesare Cremonini, dalla melodia straordinariamente larga, intitolata "Le tue parole fanno male". La versione di Fiorella Mannoia sicuramente dignifica un brano tra i migliori del cantautore bolognese.
Ed ecco il brano che dà il titolo al cd, quella "Ho imparato a sognare" dei Negrita. Contrariamente al brano precedente, questa è una canzone che non è passata mai o quasi mai in radio nella versione del gruppo che l'ha creata, quindi non posso fare paragoni. Se il brano precedente aveva acquistato una aureola quasi jazzistica, qui Fiorella Mannoia pare immedesimarsi molto nello stile del gruppo rock interprete originale del brano.
Subito dopo arriva "Cercami" di Renato Zero che, da sorcina quale sono, mi sta emozionando molto. La canzone ha perso un po' l'imponenza tipica di Zero, per acquistare un'intimità segreta ma meravigliosa.
L'interpretazione guizza tra tocchi jazzistici e latini, perché il ritmo si altera tramite delle battute diverse di batteria.
Subito dopo si arriva a "La paura non esiste", canzone di Tiziano Ferro che qui acquista un'intimità profonda, quella che Fiorella Mannoia ha ormai innegabilmente acquisito, in un percorso che, ininterrotto, va da "Canzoni per parlare" (1988) a quest'ultimo disco. Interessantissimi sono i piccoli tratti recitati, che caratterizzano anche, in forma più sporca, la versione del classico che segue, "E penso a te" di Mogol e Battisti.
Credo che è la prima volta che Fiorella Mannoia paga il debito che qualsiasi artista italiano che faccia musica leggera ha con i due autori sopracitati. Il brano, però, perde un po' della sua spontaneità, più un mito che altro, per acquistare visibilmente un'imponenza che nella versione originale è solo nascosta. La scelta della cantante di circondarsi solo di strumenti acustici, poi, dà un calore del tutto particolare a questa canzone, che torna, dopo numerosissime versioni semplicemente pop, ad un'orchestrazione più consona a lei.
Subito dopo si arriva a "Mimosa", una canzone di Nicolò Fabi, cantautore romano con cui Fiorella Mannoia aveva collaborato nella canzone "Offeso", artista caratterizzato da una certa tristezza antica, che nella voce della cantante dai "capelli rossi" arriva ad esplodere dolcemente.
Ed ecco che Fiorella Mannoia si appropria di una delle canzoni degli anni Sessanta, che avevano rappresentato il soffio rivoluzionario di quella specie di generazione ispirata dalla ben più seria ed autentica "beat generation" americana. Il brano è "E' la pioggia che va", lanciato dai Rokes. Il brano, come tutto questo cd, è portato verso sonorità intime, e diventa quasi cantautorale, profondamente diverso dall'originale, ma stupendo.
Fiorella Mannoia, poi, fa un omaggio ad Ivano Fossati, reinterpretando una delle sue canzoni meno conosciute, intitolata "C'è tempo". E' una ballata di quelle intime e filosofiche di un Fossati già maturo, che già vuole che i sentimenti siano razionalizzati. L'interpretazione della Mannoia è bellissima, dolce ma sempre con la minaccia di incrinarsi, perché la voce della cantante non ha più quella purezza che le si associa.
Ed ecco come si ritorna a Mogol e Battisti, con questa fresca versione, per niente "uggiosa", di "Una giornata uggiosa". Qui, finalmente, dico io, esplodono queste atmosfere brasiliane che stanno accompagnando invariabilmente le ultime produzioni della cantante. Addirittura, giusto per non smentirci, troviamo un assolo di flauto ottavino, chiamato "piccolo" nella tradizione latino-americana.
Il cd si chiude con due brani estranei al percorso tra la musica altrui che caratterizza l'album. Il primo è un rifacimento di "Caffè nero bollente", primo grande successo della Mannoia, che lo aveva lanciato ad un Festival di Sanremo. Il rifacimento, forse, non suona molto convincente, perché la forza del testo, che in fondo parla di emancipazione da un amore, è tradotta meglio dall'energia magari un po' standard della prima Mannoia, e da arrangiamenti più semplicemente pop.
Il cd si chiude con il duetto che Fiorella Mannoia ha inciso insieme a Noemi, partecipante della penultima edizione di X factor". Il brano è da brivido come tutto il disco.
Avrete capito conoscendomi che, purtroppo, quando le cose mi colpiscono particolarmente, non le riesco tanto a raccontare, ma questo è un cd da ascoltare e non da raccontare, quindi buon ascolto.

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