venerdì 9 ottobre 2009

"Danzimania" e dintorni (il cd degli Arakne ed altro).

Carissimi lettori, è con molto piacere che torno a parlare degli Arakne Mediterranea, uno dei gruppi più apprezzabili della ripetitiva, e spesso noiosa, scena musicale salentina, in quanto, e questo va loro riconosciuto al di là di eventuali gusti personali, hanno saputo impostare, grazie a Giorgio di Lecce, che li ha fondati nel 1993, una ricerca estremamente personale.
Infatti, ed il cd "Danzimania" di cui vi parlerò è il frutto, oltre ad interpretare il repertorio contadino, il gruppo spesso ha ripreso antichi spartiti e ne ha vivificato le note.
E' il caso di questa "Tarantella di Foriano Pico", brano in modo lidio, ossia alternato tra maggiore e minore, con un giro simile a quello della "Montanara" carpinese, se non fosse appunto per questa "intrusione" del modo maggiore.
Le stesse atmosfere, forse ancora più precisamente, sono ricalcate dalla seconda traccia, ancora una volta risalente al XVII secolo. Il brano è diviso almeno in tre parti, infatti gli Arakne lo intitolano "I, II, III modus tarantella". Il ritmo, secondo i nostri standard di velocità, è più facilmente collegabile alla tammurriata campana, forse con colpi più secchi. Interessantissima è la tecnica della chitarra battente, strumento "re" dello stile degli Arakne, che qui fa particolarissime rullate leggere, talmente immesse negli accordi che vanno ricercate con grande fiuto.
La terza traccia è uno dei "classici" del repertorio popolare barocco, la bellissima "Antidotum tarantulae", che qui ha come titolo principale "Aria turchesca". Il gruppo ne esegue una versione leggermente accelerata rispetto a quelle più comuni, e forse questo aumento di ritmo fa perdere un po' di suggestione al brano, ma queste sono solo opinioni personali. Perfetta è, secondo me, l'interpretazione data di questo brano dai Musicanti del Piccolo Borgo, come introduzione ad una serie di tarantelle campane.
Ed ecco l'"Ottava siciliana", una delle tre tracce cantate di questo disco. Anche questa, come quasi tutto questo cd, risale al XVII secolo, ed è stata ripresa da uno degli studi di Attanasio Chircher, uno dei primi studiosi del tarantismo, al quale dobbiamo la conservazione e la pubblicazione di alcune musiche.
Questo brano si conclude con una variazione un po' arabeggiante, di grande atmosfera, ma forse non fondamentale.
Ed eccoci ad un altro dei "classici barocchi" della musica popolare salentina, la "Tarantella frigia". La partenza è più lenta rispetto ad altre rielaborazioni, ad esempio quella del Canzoniere Grecanico Salentino in "Canti e pizzichi d'amore". Gli Arakne, per quanto vi insinuino la modernità della terzina da pizzica, per niente mitigata, dimostrano la voglia di far vivere all'ascoltatore atmosfere diverse dalle moderne, ed il desiderio di farci sospettare che non sempre la musica salentina è stata come la conosciamo noi. Questo è un merito che va riconosciuto loro, anche se, da questo punto di vista, forse, la versione più mirabile è quella dell'Ensemble Terra d'Otranto, contenuta nel cd "Danzare col ragno".
Ed eccoci ad un altra tarantella che prevede l'"intrusione" di un accordo maggiore in una scala di struttura minore. Anche qui la chitarra battente dimostra le sue insuperabili doti armonico-ritmiche, suonando come un clavicembalo, con un "continuo" rigoroso e discreto. Va detto che questo repertorio ha una ricchezza armonica veramente invidiabile, che permetterebbe anche ai signori dell'innovazione ad ogni costo, di creare cose veramente innovative che, però, saprebbero infinitamente d'antico.
Ed eccoci ad "Alia clausula", brano con cui il gruppo apre, da diverso tempo, i propri spettacoli. Interessantissime, nell'accompagnamento della chitarra battente, le settime minori che dànno un'aria di modernità segreta a questo brano che sennò è completamente immerso in un'atmosfera che non c'è più.
Bellissimo l'accompagnamento delle percussioni, che si prodigano in complicati tempi che, nonostante il loro innegabile virtuosismo, non disturbano mai un quieto ascolto delle altre parti strumentali.
Un altro "classsico barocco" della tradizione del sud Italia è la "Tarantella del '600", resa celebre negli anni '70 dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. Si direbbe che la versione degli Arakne è meno etnica e più fedele, forse anche perché, oltre a questo "modo minore", si eseguono in questa traccia altre tarantelle meno note, che quindi vanno eseguite con una maggiore fedeltà alle atmosfere di origine, per quanto noi, uomini forse troppo lontani da quel periodo, ne possiamo capire.
Il set di percussioni permette all'orecchio di immergersi in un'atmosfera favolistica, molto colta e, direi, anche un pochino alterata.
Ed eccoci tornati all'inizio del giro, eccoci ad un altro accenno di questa tarantella classica, asciugata dai pretesi virtuosismi del mandolino della nuova Compagnia di Canto Popolare.
E dopo aver accennato al patrimonio del XVIII secolo, perché effettivamente qui si parla di tarantelle settecentesche, si arriva al 1819, anno a cui si fa risalire questa aria romantica. Qui già ci si avvicina agli attuali schemi della pizzica basata su un'alternanza fra tonica e dominante, e si accenna, addirittura, ad uno dei passaggi della "Tarantata" di Stifani.
Nonostante la maggiore vicinanza nel tempo, gli Arakne non semplificano il loro set percussivo, che oltre che da un tamburello, è composto anche da un'imperioso tamburo muto, dal suono lungo e grave.
Gli ultimi due brani del cd risalgono al XX secolo. La prima è la "Taranta di Lizzano", chiamata dagli Arakne "Ci è taranta". Per gli ultimi due brani non si è potuto già prescindere dal canto tellurico di Imma Giannuzzi, che però sa rispettare l'intimità di questo lavoro.
Questa, tra quelle che io conosco, è la migliore versione di questa tarantella, basata, come molte delle precedenti, sull'alternanza tra accordi maggiori e minori.
Il cd si chiude con una versione della "Pizzica tarantata", intitolata "Taranta rintesa", caratterizzata dall'intrusione della chitarra-basso che esegue un giro di Viestesana garganica, caratterizzato da un accordo di diminuita, che gli conferisce un "modo misto".
Questo brano, per la verità, è una rielaborazione della "Pizzica taranta" di "Tre tarante".
Spero di avervi fatto venire un po' di curiosità su questo cd, e, perché no, spero di aver contribuito a far capire ai salentini che, oltre e prima di comporre brani nuovi, va riscoperto tutto il passato di una musica, per poter comporre con maggiore libertà e senza tracotanza od esagerazione.

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