sabato 5 settembre 2009

Musicanti del piccolo borgo: "Ecchite maje"

Carissimi lettori, questa sera aggiorno il mio blog con particolarissimo piacere, recensendo l'ultimo cd del gruppo molisano "Musicanti del piccolo borgo". Per scoprire questo grande gruppo e la sua storia, in internet si può andare su http://www.musicantidelpiccoloborgo.it/ o su www.myspace.com/musicantidelpiccoloborgo. (Qui tra l'altro non si può ascoltare niente da questo nuovo cd).
Il cd si chiama "Ecchite maje" ("Ecco maggio"), ed è prevalentemente dedicato al folk molisano, spesso raccolto dagli stessi "Musicanti" che sono stati protagonisti di numerose campagne di ricerca negli anni '70 e '80.
Il primo brano, non raccolto dai "Musicanti" ma ripreso dalle ricerche effettuate da Carpitella e Cirese in Molise nel '54, è una tarantella in lingua albanese. Questo repertorio non aveva mai fatto parte delle esecuzioni del gruppo. Il brano, come sempre nei "Musicanti" è interpretato fedelissimamente a livello di melodia, ma è arricchito in maniera forte ma rispettosa a livello armonico.
La seconda traccia è una "'Ncincirinella", variante della più nota "Cicerenella" o "Cecerenella", filastrocca su un buffo personaggio diffusa in tutto il centro-sud Italia.
Qui si sentono, forse derivanti dalle esperienze di Silvio Trotta con la flautista Jessica Lombardi, molte influenze celtiche.
Ed eccoci al brano che dà il titolo al cd, "Ecchite maje", un esempio di "cantamaggio" legato al rito tradizionale a Fossalto (Campobasso).
Il brano è molto lento, quasi stanco, ma ci si possono riconoscere degli echi di tarantella.
Se devo confrontare questo esempio molisano con altri umbri o toscani, c'è una maggiore stanchezza, un immalinconimento inspiegabile.
Dopo la prima parte in sol, cantata da Silvio Trotta che finalmente in questo cd canta molto, forse aiutato anche dall'esperienza del Trio Tresca, il brano è basato sull'alternanza di strofe in re, cantate da Marica Spiezia, e strofe in do, cantate da Stefano Tartaglia, flautista e voce controtenorile del gruppo. E' da segnalare la bellissima collaborazione, con la zampogna a paro cromatica, del siciliano Giancarlo Parisi.
Il mio rapporto con Napoli è profondissimo, forse ve ne sarete anche accorti, quindi questa "Fronna e cant' pe' Musicant'" interpretata da Nando Citarella, completamente estemporaneo, mi emoziona. Un brano così dimostra come, se si vuole, ancora oggi si possono comporre brani completamente tradizionali.
Subito dopo, i "musicanti", "rispondono", sempre con accenni a tammurriate campane, non si dimentichi che il gruppo è nato come ensemble che reinterpretava il repertorio della Nuova Compagnia di Canto Popolare, con una rielaborazione di un canto già reinterpretato dal gruppo in un precedente cd intitolato "Canti e ritmi dell'Appennino". Se la versione in questione era un po' appesantita da pretesi ritmi mediterranei, questa versione, molto più italiana, riesce, finalmente, a rendere giustizia a questa bellissima e semplicissima serenata, intitolata "Figliola che stai 'ncoppa".
Subito dopo, sempre ripresa dalla raccolta di Cirese e Carpitella del '54, arriva "E cto capile" secondo e ultimo canto in lingua albanese, che però questa volta si mischia con il molisano.
Se dovessi descrivere il brano mi verrebbe quasi da dire che è una tarantella addolcita, nel senso che non c'è la tirannia della terzina di tamburello, che anzi, quando entra, si limita ad alternare quasi solo colpi più deboli ad altri più forti.
Il brano è molto triste, perché, con la semplicità disarmante tipica dei contadini, si costata, già allora, il decadimento di una civiltà, quindi ecco che la tarantella si placa e quasi scompare.
Ed eccoci a quello che forse è il brano meno convincente del cd, una "Quadritara", suite composta da una quadriglia molisana ed una tarantella laziale, tutte raccolte dai "Musicanti". La caratteristica che me la fa amare abbastanza poco, è la presenza del basso elettrico, strumento che trovo completamente inutile (già sono scettica sull'introduzione dei bassi acustici nella musica tradizionale italiana, anche se sono più possibilista sulla presenza della chitarra basso, quella usata nel fado portoghese, che gli stessi "Musicanti" hanno usato con buonissimi risultati).
Interessante, in una parte molto limitata nel brano, una terzina di tamburello dove, i colpi al centro vengono dati alternativamente più deboli e più forti, causando un effetto moderno che però, non contrastando con il rigore della terzina, cosa veramente fondamentale nei repertori "a ballo", non disturba.
Arriviamo così a uno dei brani provenienti da Capracotta, paese natale del direttore artistico e anima del gruppo, il virtuoso di strumenti a plettro Silvio Trotta. Il brano, intitolato "Ritorno dalla transumanza", viene direttamente dalle ricerche di Mauro Gioielli, direttore di un altro gruppo di musica popolare molisana chiamato "Il tratturo".
E' una ballata dove la chitarra battente, strumento particolarmente amato dai "Musicanti" fa scoprire una dolcezza segreta, quasi clavicembalistica. Anche qui, quell'irlanda ultimamente tanto frequentata da Trotta, fa dolcemente e piacevolmente capolino.
Subito dopo arriva una filastrocca a ritmo di tarantella, sempre proveniente da Capracotta, intitolata "La figlia meja". Se si conoscono gli Zoè, precisamente l'album "Crita" si può pensare a "Maria Nicola", che d'altronde, come matrice, viene esattamente da quelle zone tra Molise ed Abruzzo. Qui è da notare la strepitosa tecnica tamburellistica di Andrea Piccioni che, dopo aver militato per molto tempo nei "Musicanti", torna a collaborare per impreziosire questa tarantella.
Il cd, però, cosa molto provocatoria adesso che la musica popolare è ridotta a semplice oggetto di sballo, si chiude con un brano popolare a cui Silvio Trotta, con grande sensibilità, ha applicato una poesia vernacolare di Gabriele Mosca, che ricorda la morte di due fratelli durante la seconda guerra mondiale, ammazzati dai tedeschi solo per avere aiutato due inglesi affamati.
Il brano quasi ti culla, e, purtroppo, ti ricorda che questo capolavoro è finito.
Carissimi lettori, io, come sapete, non vi racconto mai i cd che mi piacciono, ve ne parlo giusto per farvi venire la curiosità di acquistarli ed ascoltarli: beh, spero di avercela fatta anche con questo "Ecchite maje".
Buon ascolto e viva la musica popolare che, pur conoscendo altre tradizioni, rimane orgogliosamente se stessa!

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