mercoledì 1 aprile 2009

Cover, basta!

Carissimi lettori, scusate se già torno, ma ho in sottofondo Morgan, ex bluvertigo e conduttore di quella terribile trasmissione intitolata "X-factor", che canta, con la sua terribile presunzione, uno dei più grandi capolavori della canzone d'autore italiana, ossia "Il mio mondo" di Umberto Bindi.
Con questo pretesto, dato che a me tirare "Mazzate pesanti cu li soni e cu li canti" piace molto, volevo darne quattro ad un po' di gente.
Intanto partiamo da una domanda semplice: è mai possibile che la musica leggera, per illudersi di vivere, debba ricorrere alle cover? Preferisco sinceramente la situazione degli anni '60, in cui, almeno la cover era creativa, perché spesso era una traduzione di un pezzo americano od inglese, che senza quella mediazione non avrebbe magari contribuito alla morte della nostra civiltà e cultura più autentica, facendo quindi spazio allo scempio che si fa ora della nostra musica popolare e contadina. Comunque, non si può negare, che i nostri parolieri di quegli anni, in cui c'erano ancora la specializzazione e la bravura vera, erano creativi, sinceri e anche veri. In quegli anni sono nati capolavori e brani curiosi, frutto di riscritture letterarie di brani stranieri, da "Quelli della mia età", interpretata da Françoise Hardy, o "Senza luce" dei Dick dick, che comunque diventavano veramente qualcosa di altro dall'originale, un qualcosa che finiva per avere una propria autonomia dalla stessa originale. Oggi no, si prendono pezzi su pezzi già editi, limitandosi magari a rovinarli in tutti i sensi, sia dal punto di vista armonico che dell'arrangiamento, interpretandoli con una sfacciataggine ed una superficialità che mi lasciano veramente stupita. Sto adesso ascoltando "Malarazza", capolavoro composto da Domenico Modugno su un testo popolare siciliano del '500. L'interprete, però, non è il grandissimo Modugno, ma Ginevra di Marco. Per chi non lo sa, dirò che questa signora, è passata indisturbata dal punk-rock dei CSI alla musica popolare, ovviamente dopo che questa fosse ben chiaramente diventata oggetto di facilissima mercificazione, soprattutto se si dice di fare nuova musica d'autore interpretando brani di gente che la musica d'autore non sa neanche cos'è, o per lo meno non ne segue o condivide le logiche.
Sarei felice di questa operazione, se non sapessi anche troppo bene, che le radio e coloro che ascoltano questa musica, solo in un caso molto fortunato si incuriosiscono poi sulle fonti da cui l'artista che gliele ha mediate le ha a sua volta prese. Stasera hanno detto che "Malarazza" era di Domenico Modugno, ma ovviamente il popolo non ha il diritto di esistere, neanche quando fa dei capolavori. Il popolo esiste solo per essere massa da vendere, da sfruttare, da annullare. Non dico che con le cover non si possano fare capolavori, ad esempio è bellissimo il cd di Luca Carboni "Musiche ribelli", ancora più bello era quello di Mia Martini "La musica che mi gira intorno". In questi due casi, però, i dischi hanno due grandissime virtù, da una parte il coraggio di aver riproposto brani che sennò sarebbero rimasti patrimonio di una sparuta e non troppo agguerrita nicchia, dall'altra una sincerità disarmante, che si dimostra anche nelle cover del cd "Tutti gli zeri del mondo" del grande "Fiacco" (Renato Zero). La media, però, su questo fronte, è quella di una semplice voglia di fare dischi su dischi, anche se non si ha effettivamente niente da scrivere o da dire. E' per questo che dico basta, soprattutto a quelli che, quando interpretano, o si sentono troppo liberi di fare ciò che vogliono solo perché hanno un pubblico fedele, o non sanno assolutamente interpretare.
Credo infatti che, nello stesso momento in cui si decida di fare gli interpreti, anche solo per un secondo, bisogna avere una voce un minimo versatile. Ad esempio trovo completamente indecenti le versioni della P.F.M. dei pezzi del grande Fabrizio de Andrè. Ho già detto in un altro post, infatti, che per me la contaminazione, affinché non sia categorico stravolgimento di un qualsiasi mondo musicale, deve essere doppia, mentre qui ci sono solo loro che stanno facendo ciò che vogliono de "Il pescatore", brano che loro però non hanno scritto. Il gruppo di rock progressivo, certo un buon gruppo trent'anni fa, si dovrebbe semplicemente limitare a fare le proprie cose, smettendo quindi dicampare sulle ceneri di un qualcosa di irripetibile, che lo fu per la presenza di queste due forze contrastanti, che riuscirono bene o male a dialogare.
Oggi le cover sono l'ancora di salvezza di chi ha fretta di lavorare, si chiami costui Battiato o GiusìyFerreri. Questi due artisti, poi, sono due casi limite di impossibilità interpretativa, infatti possono solo interpretare brani propri o scritti per loro, poiché hanno due voci inconfondibili, troppo connotate. Infatti, secondo me, quando si interpreta, si deve un po' tenere dentro di sé qualcosa dello stile dell'autore, ovviamente ciò che non disabilita la libertà di far rinascere dentro di noi il brano che stiamo eseguendo. Oggi, nella musica leggera, non essendoci più gente veramente competente d'arte ed essendo ormai la patria dell'informatica e della tecnologia indiscriminata, non conosce più sfumature artistiche, meno in progetti che però fanno la fame, poiché non godono dei favori delle radio.
Con questo post ho voluto semplicemente gridare un "basta!" a questa tendenza brutta, di reinterpretare brani, tanto più che ci è stato un periodo diversi anni fa, in cui gli stessi brani ritornavano talmente spesso, che le radio, notoriamente frequentate da grandissimi ignoranti di musica, ad ogni nuova riedizione di certi brani, invece di citare l'autore che magari li aveva scritti quarant'anni fa, citavano colui che li aveva reinterpretati qualche mese prima! E' clamoroso il caso di una radio, che non cito solo perché non mi ricordo quale sia, che citò Franco Battiato come autore di "Insieme a te non ci sto più", che era stata appena reinterpretata da qualcun altro.

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