domenica 5 aprile 2009

Alla scoperta della "battente"

Carissimi lettori,questa volta voglio portarvi alla scoperta di uno dei più interessanti e sonori strumenti della tradizione del centro-sud Italia: la chitarra battente. Questa scoperta o riscoperta, ve la faccio fare pubblicando un'intervista fatta, tramite e-mail, ad uno dei più grandi esperti in materia, il cilentano Alfonso Toscano, curatore dell'unico sito monografico sullo strumento, il bellissimo http://www.alfonsotoscano.it/. Buona lettura.
Domanda:
Mi descriva, innanzitutto, la chitarra battente nelle sue caratteristiche principali, enunciando anche le maggiori differenze tra le varianti regionali.
Risposta:
Pur essendo la chitarra battente uno strumento non codificato esso presenta dei caratteri che lo contraddistinguono: le corde tutte uguali, la spezzatura del piano armonico, il ponticello mobile, l’assenza di tastiera e la presenza di 9-10 tasti, ma questi caratteri non sono rigidi, difatti in diverse aree (Gargano e Calabria) è diffusa e radicata la pratica di adattare a battente vecchie chitarre acustiche (o classiche), sostituendone le corde ed eliminandone alcune. Questi strumenti ibridi vengono poi usati esclusivamente per un repertorio “a battente”. Possono essere quindi considerate chitarre battenti a tutti gli effetti ma questo porta anche ad una considerazione: la caratteristica principale della battente è di avere un repertorio proprio, imprescindibile e irripetibile senza questo strumento.
Gli anziani chiamano questo strumento semplicemente “la chitarra” e indicano invece la chitarra classica con il termine di “chitarra francese”.
L’espediente di trasformare una chitarra “francese” in “battente” è adottato a causa della scarsa mobilità e disponibilità economica dei suonatori anziani, che non avendo alternative nel procurarsi uno strumento allorché gli venga a mancare, ed essendo altissimi i costi dello stesso rispetto alle possibilità economiche di un anziano del sud, ricorrono a questo semplice espediente pur di continuare a cantare le loro tradizioni.
Anche per questo motivo, quando decisi anni fa di dare il via al mio progetto di rivalorizzazione e ridiffusione della chitarra battente nel centro-sud, ritenni essenziale includere fra le iniziative utili, oltre la realizzazione di incontri, conferenze, laboratori, stage ed eventi, anche e soprattutto la realizzazione di chitarre battenti a costo “politico”, appunto per favorire la riattivazione di anziani suonatori nonché favorire l’approccio dei giovani, che altrimenti non potrebbero permettersi di entrare in possesso di uno strumento.
Altre iniziative importanti incluse nel mio progetto e realizzate sono: la realizzazione di seminari sull’argomento nelle scuole di ogni ordine e grado e, non ultima, la guida all’autocostruzione della chitarra battente per chi volesse costruirsela da solo. Tengo a precisare che anche quest’ultima iniziativa è stata realizzata nel solco della tradizione essendo questo fenomeno diffuso e radicato in tutto il territorio nazionale.
La chitarra battente presenta senza dubbio differenze fra le varie aree del centro-sud, differenze mantenute anche a causa dello scarso sviluppo di questi territori. Per quanto riguarda il Lazio per ora sono sulle tracce di alcuni strumenti rilevati nella zona di Viterbo. Nelle Marche, Abruzzi e Molise il modello appare simile (ma non uguale) a quello in uso nel Gargano. Nel Gargano la battente presenta due modelli ben distinti: uno con il corpo molto affusolato e con spalle e cassa di medesima ampiezza e vita poco accentuata, a fondo bombato, l’altro invece con la pancia più pronunciata delle spalle, fondo piatto, vita molto stretta ma soprattutto la presenza di tre buche sul piano armonico, di cui una centrale e due di dimensioni ridotte e posizionate prossime alle spalle. Il primo modello presenta da 5 o 6 corde singole fino a 14 (3+3+3+3+2) in cori multipli e spesso tripli, il secondo presenta da 10 corde (2+2+2+2+2) a cori doppi fino a 12 a cori doppi e tripli (2+3+2+3+2). In alcuni casi sono presenti alcune corde non accordate all’unisono.
Nel Salento (patria della Pizzica) lo strumento, fino ad alcuni anni fa, era assolutamente inusato e sconosciuto.
In Basilicata sono sulle tracce di alcuni esemplari. Nel Cilento è diffuso un modello con pancia più pronunciata delle spalle, che monta 4 corde, con accordatura LA RE SI MI, a fondo sia piatto che bombato. Tale modello si diffonde fino al nord della Calabria dove però, spesso, troviamo aggiunto uno scordino, ossia una corda che termina al 7° tasto, e che quindi, non venendo tastata, svolge la funzione di bordone. (la corda esegue sempre lo stesso suono).
In altre zone della Calabria è diffusa la battente a 5 corde doppie e fondo bombato, questo a causa della presenza nel territorio di una famiglia di liutai che, operando da diversi secoli, ha portato ad una standardizzazione e alla diffusione generalizzata di questo modello, che oggi viene a mio giudizio erroneamente indicato come “la chitarra battente”, e ciò anche a causa dell’adozione di questo modello da alcuni musicisti assurti alla notorietà. Questo modello, prediletto dai “musicisti” (rispetto ai “suonatori”), permette a questi ultimi di essere utilizzato sia per la cosiddetta “musica popolare” che, forse più appropriatamente, per la “musica barocca”.
In Sicilia non sembra esistere un modello autoctono ed in Sardegna non ne abbiamo traccia.
Una notizia in anteprima: grazie ad un musicista e ricercatore del luogo siamo sulle tracce di un modello “bresciano” che sembra fosse, fino al dopoguerra, radicato e diffuso in alcune valli bresciane, e la presenza di questo modello è suffragata anche dalla presenza di un repertorio documentato.
Domanda:
Quando è nata la chitarra battente e quali sono gli effettivi rapporti tra la battente attuale e la chitarra barocca.
Risposta:
Io sono solo un suonatore, testimone del mio tempo, quello che so è frutto di pratica ed esperienza quotidiana, o di ricordi, non sono né organologo né un musicista e quindi non so dirti nulla sulle origini dello strumento e sui rapporti con la chitarra barocca. Lascio a studiosi ed accademici lo studio dei documenti limitandomi a illustrare e trasmettere la cronaca del mio tempo.
Con il termine “suonatore” si suole indicare l’esecutore di tradizione che ha acquisito tecnica e repertorio attraverso l’ascolto degli anziani, ossia per trasmissione orale, al contrario del termine “musicista”, con il quale si suole indicare un esecutore che abbia seguito un corso di studi, istituzionali o meno, e che esegua musiche codificate e trasmesse per trasmissione scritta.
Chi volesse approfondire l’argomento battente/barocca può farlo leggendo le pagine del forum dove è stato ampiamente trattato l’argomento, non senza polemiche, da parte di musicisti di fama e di esperti di indubbia autorità. Questo è l’indirizzo del topic in oggetto: http://www.alfonsotoscano.it/forum/Subject.asp?S_ID=444&H_ID=36&seekword=barocca&pageid=2&show=1
Domanda:
Parlando ora del suo suono, tenti di descriverlo e di spiegare l'uso che se ne fa tradizionalmente, anche qui evidenziando, eventualmente, differenze tra le varie zone di utilizzo.
Risposta:
il suono è assolutamente particolare, l’abilità del suonatore è nel produrre una grande quantità di armonici mediante una tecnica che prevede la percussione repentina delle corde, così che il complesso di armonici sostenga e avvolga la voce del suonatore creando un canto armonico unico e suggestivo.
Pur fra una miriade di diversità, variazioni e stili differenti, in tutte le aree dove essa è in uso la battente viene usata immancabilmente per accompagnare il canto, sia esso d’amore, di sdegno o di lontananza.
Un “suonatore” di chitarra battente non può dirsi “completo” se non canta. Si noti che nella musica di tradizione orale il cantore deve necessariamente accompagnarsi da solo, non può essere accompagnato da altri in quanto gli attacchi e i tempi del canto sono estremamente personalizzati, in funzione dell’abilità espressiva del cantore e delle esigenze del momento, insomma il canto è influenzato da una infinità di variabili irripetibili, che spesso mutano ad ogni esecuzione, rendendo appunto impossibile l’accompagnamento musicale se non effettuato personalmente.
Domanda:
Provi a spiegare cosa è cambiato nel modo di suonare lo strumento negli ultimi anni, dagli anni 70 ad oggi, ossia da quando la musica popolare è suonata anche da musicisti professionisti o comunque con formazioni non più propriamente tradizionali. Risposta:
E' cambiato sia lo strumento che la sua funzione. Al contrario dei suonatori tradizionali, i musicisti ne hanno sperimentato, spesso con eccellenti risultati, le vaste possibilità espressive e interpretative. In questo sono stati incoraggiati anche dalle modifiche apportate allo strumento originale dai liutai, come per esempio l’aggiunta dell’undicesimo e dodicesimo tasto, che non sono presenti nei modelli tradizionali.
Al di là dei cambiamenti ed evoluzioni dello strumento ritengo opportuno sottolineare l’importanza di trasmettere ai giovani la tradizione nel modo più rigoroso possibile in quanto essa è parte di un patrimonio da salvaguardare ed è espressione della propria identità culturale, al pari dei Bronzi di Riace o della poesia del Carducci.
Salvaguardata e trasmessa la tradizione nulla vieta ai giovani musicisti di cimentarsi nella composizione, contaminazione o sperimentazione di nuovi impieghi dello strumento, ma invitando sempre la gente a distinguere fra innovazione e tradizione, in modo da perpetrarne l’opera di trasmissione. Alfonso Toscano

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