domenica 8 marzo 2009

commento al tributo a De Andrè (27/02/09)

Questa sera, su radio uno, si sono ricordati della musica italiana, con una cosa di cui molti farebbero penso benissimo a meno, un tributo a Fabrizio de Andrè, per dimostrare, che la conclamata diversità del cantautore genovese, non era che uno stigma, che in questi dieci anni, e soprattutto in questo decennale, è completamente annullato.Il tributo è presentato da Gerardo Panno e Silvia Boschero, abituali conduttori dei Concerti del venerdì, al cui interno esso si svolge. L'inizio non è dei migliori, perché c'è Morgan, che, è stato scelto perché ha fatto uno dei peggiori dischi di tributo a Fabrizio de Andrè, un re-make di "Non al denaro, non all'amore né al cielo". Le interpretazioni sono state terribili, anche perché sul pianoforte lui ci zappava. Sia un medico che un ottico, sono stati da incubo.Ora stanno partendo le "Corde pazze" gruppo della nuova scena, che fanno una versione abbastanza terribile (per lo meno all'inizio) di "Un matto" che è una canzone tra le mie preferite di De Andrè.Per lo meno voglio riconoscere che il cantante (pensate,) è intonato.Non mi stancherò mai di dire che il concetto di moderno è di una relatività assoluta, dopo questa rielaborazione di "Un matto" posso affermare che De Andrè è moderno ed antico, perché è eterno.Adesso è partito un medley da "Tutti morimmo a Stento", interpretato da un gruppo che non posso riportare perché hanno un nome inglese che non so come si scrive (keedycar, forse), ma, sta di fatto, che un morto resuscitato potrebbe cantare meglio della cantante del gruppo che ha una voce melliflua e insignificante. E' anche molto stonata, voglio concederle che l'emozione di cantare Fabrizio de Andrè la possa aver un pochinino compromessa. E' giusto galanteria, perché va da sé che se tu sei intonato riesci sempre a cantare. L'ensemble è di questi che vanno di moda adesso: tipico trio di strumenti rock, più elettronica, perché senza non si vive, e uno strumento alternativo il trombone (che a me come pianista mi traumatizza in particolare, perché Trombone è il cognome di un autore per pianoforte allucinante di cui mi è toccato di studiare qualche pezzo!).C'è stato poi un assolo di chitarra elettrica (aiutata dal tocchino elettronico senza il quale non si vive), allucinante!Ora stanno facendo una rielaborazione inclassificabile del "Corale" e del "recitativo, ad un ritmo che non saprei spiegare, una specie di twist moderno, perché questi gruppuscoli, poi, non fanno altro che scimmiottare gli anni Sessanta. La recitazione non è male, ma, dio mio, la musica sotto è spettrale, De Andrè era semplicemente colto, non aveva bisogno di questi accorgimenti, anzi a questa parte gli aveva donato, se ben ricordo, grazie a Reverberi, la musica più serena, quella barocca. Qui siamo più fedeli, ma comunque, De Andrè suona meglio acustico, piuttosto che così. Ora si giunge al massimo dello scempio, perché, dato che questo gruppo canta sempre in inglese, ci ha tradotto il finalino dell'intermezzo (che è il pezzo più fedele di questo sonoro). Ora siamo passati al jazz, (oddio dicono che sia free jazz, dio me la mandi buona!) e un gruppo italiano, con un nome ispirato al luogo d'incontro della bohème parigina,, sta facendo una versione di "via del campo", ispirata a quella della Pfm, se non altro come tonalità, dandole però un ritmo inclassificabile, cosa tipica di tutti questi gruppi moderni, di qualsiasi genere. Addirittura ora si è avuto un accenno di swing, in corrispondenza della fine della prima parte in do minore. Non mi piace, ma devo dire che rispetto a quello che si è sentito prima, grazie a Dio! Se non altro non zappano sul pianoforte. Nell'ambito delle improvvisazioni si sta accennando anche alla "città vecchia", molto rispettosamente, comunque a De Andrè questa interpretazione sarebbe piaciuta, quelle di prima, Dio mio, difficilmente. Ora il gruppo romano sta eseguendo una bellissima, per ora, versione di "Ho visto nina volare" che, nonostante la profonda differenza di ritmo, trova il suo spirito e soprattutto la sua matrice etnica sudamericana, fortemente rispettata. Il gruppo si chiama "Chat noir", l'ho scritto tardi, ma l'ho scritto.Dopo questa serie di gruppi giovani, c'è anche spazio per una persona che con De Andrè ha davvero a che vedere perché vi ha collaborato, il grande Mauro Pagani. Il cantautore e musicista genovese sta eseguendo una toccantissima versione di "Sidun", accompagnandosi con il bouzouki. Anche se lo ritengo un grande interprete ed autore, non gli perdono il fatto di aver reinciso per intero "Creuza de ma", perché per me un disco è con il suo senso, nel momento in cui si incide per la prima volta.Ora abbiamo il piacere di sentire una versione da brivido de "La domenica delle salme", che Pagani sta eseguendo con un chitarrista di cui non ho capito il nome, ma se mi riesce di riferirvelo, prometto che lo farò! E' meraviglioso, anche se un po' difficile da pensare se non lo si sente, il pezzo di kazoo rifatto dal bouzouki.Adesso sul palco c'è Vasco Brodi (Vascone Brodolone), che è stato premiato dalla mafia del Club Tenco, per la quale adesso esiste solo gente come Davide Vandesfross, che esiste perché è il cantante preferito della Lega Nord. Vasco brodi, che si presenta da solo ma si chiama Le luci della centrale elettrica, sta facendo una versione di "Verranno a chiederti del nostro amore", di cui praticamente resiste solo il testo, in quanto ritmicamente sembra una milonga, ed è fatta in minore perché fa più tragico, fa più "angoscia dei pesci rossi". Terribile, anche perché Vasco Brodi, e non lo dico per sentito dire, lo dico dopo tutto l'ascolto è completamente stonato. Purtroppo la cosa continua con una canzone di Vasco Brodiche non so come si chiama, sinceramente non mi pare neorealista, piuttosto surrealista, allucinata, d'altronde qualcosa Vascone brodolone se la fa e lo sappiamo. Complimenti, perché le due canzoni, la cover di Fabrizio de Andrè e questa che stiamo adesso sentendo, hanno lo stesso ritmo, fantasia, evvai, grandioso!Il capitano si spara negli occhi, allora mamma mia, io non so dove mi sparerei se non sapessi che questo incubo avrà pur sempre una fine!Adesso sta sul palco la "Banda elastica pellizza" che sta facendo, sempre a tempo di milonga (non ne posso più!) "La cattiva strada". Non è malvagia, certo, se potessi adesso, mi ascolterei qualsiasi altra cosa, meno Vascone brodolone che ho già dato, pur di non ascoltarmela. Dico che non è malvagia solo perché per lo meno il cantante... è intonato!Non mi piace che oggi si stia unendo i generi solo dal punto di vista delle sonorità, l'impianto predominante è solo quello della musica leggera, a meno che, come io sto sempre più credendo, in italiano non si possa fare che questo, senza sembrare ridicoli. Mi pare ridicolo, ad esempio, chiunque utilizza il rap o l'hiphop in italiano o nei nostri dialetti, perché non sono generi che sono nati qui ma... forse rimanderemo queste note ad un futuro. Adesso è salito sul palco della sala A di Via Asiago 10, non ho mai detto che questa serata da semiincubo si sta svolgendo lì, un gruppo che si chiama Iansenato, per lo meno così mi pare di capire. Stanno eseguendo una versione di "Hotel Supramonte", bruttina devo dire, anche perché della melodicità italiana ce n'è poca, e giusto nel canto, infatti musicalmente è portata verso un certo rock inglese moderno, che non sta un gran che con questo testo che è sì triste, ma pieno di speranza. Il cantante è abbastanza intonato, ma almeno una nota in ogni strofa, è sbagliata. Insopportabile è l'effetto delle tastiere, modello carillon, che ricorda un po' le musichette per bambini.Adesso è salito sul palco Massimo Bubola, che ha collaborato davvero con Fabrizio de Andrè, ma mi sta deludendo anche lui, con una versione di "Se ti tagliassero a pezzetti" fatta con un fingerpiking interessante, ma cantata con uno scimmiottamento di Bob Dylan che mi fa rabbia, tanto più che de Andrè andava esattamente in direzione contraria, essendo il maestro della chiarezza in canzone, nel dare la dovuta importanza alla parola, non facendo reading con scrittori, ma elevandola all'interno della canzone stessa. Nella tradizione americana, infatti, non è importante molto il testo, per lo meno non si ha il gusto per la divisione sillabica, che a noi ci viene dalla nostra più antica tradizione popolare, anche perché nel blues c'è invece il gusto per il lamento, che annulla la chiarezza e la limpidezza.Bubola sta ora interpretando "Fiume sand creak, sempre con questo stile e, devo dire, mi sta facendo venire un'ansia di quelle...La vocalist è pure stonata, dio mio che incubo! Lui è schiavo degli americani ma per lo meno sta bene a livello di intonazione. Voglio augurarmi semplicemente che questa serata voglia far venire il desiderio a qualcuno di scoprire de Andrè, anche se temo che tramite queste interpretazioni, non so quanto si possa capire la grandezza di questo vero artista, che ha saputo avere il coraggio di fare ciò che sentiva proprio, in maniera veramente personale, e anche quando interpretava pezzi altrui, rispettava lo stile degli autori, senza armonizzare in maniera assurda.

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